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al testo di Enrico Dignani
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La intesa fancazzista alterità sdentata dei poveri, illuminata dal natalizio decoro urbano, si fonde nel diffusa serenità natalizia radical chic. Terribilmente sequenziale, con obbligo di ossequio, è la vita e il presente vola via con i suoi 40 anni di contributi, con le identità stabilizzate senza invidia sociale, con adolescenti in variopinta lotta con la noia e senza Natali borghesi troppo faticosi, addomesticati e con povertà che quasi non si sono accorte di esserlo. Vita mia bella serena e felice ho tanto amore da darti: ma prima almeno per questo Natale devo risolverti. Volare sull'albero magico di natale, sul nido del cuculo, volare e lasciare per questo Natale, il modesto vitto, alloggio e affetto per una disinvolta postura in bello, ricco e intelligente, dove bella gente, abbellita dal caso, addobba i rami, belle cose, tutto un bel ridere appropriato alle pretese, lo stupore, il credere, la forza contrattuale; il mio millantato credito da non credere in queste belle occasioni, abitabile, accreditato, officiante festante, tutto a norma, il manganello con lo stipendio approva. Poi sarà, dopo altri molto argomentati Natali, che dal *corpo inerte, dove lo schiaffo non lascia traccia, e l'anima è scomparsa*, anche per me non ci saranno più i Natali. Oohhh... stella stellina che brilli lassù ravviva il tuo lume che nasce Gesù! |
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